Cronaca

Alcol di contrabbando a fiumi verso la Gran Bretagna, l'indagine partita da Udine

Evasione di imposte per 80 milioni, 180 milioni di litri di super alcolici contrabbandati, 87 persone coinvolte e 60 denunciate. Le cifre e i dettagli della maxi operazione condotta

Una frode ai danni dell'Unione Europea da 80 milioni di euro, 180 milioni di litri di super alcolici contrabbandati, 87 persone coinvolte, 60 quelle denunciate, 20 i destinatari di misure cautelari (due custodie cautelari in carcere, quattro arresti domiciliari e 14 obblighi di dimora) emesse dal gip friulano Matteo Carlisi, tre anni di indagini, 17 paesi europei coinvolti. Sono i numeri dell'operazione "Sine finibus" - fino al confine - condotta dalla Procura della Repubblica di Udine con il pubblico ministero Viviana Del Tedesco e messa in opera dalle Fiamme Gialle del Nucleo di polizia economico-finanziaria, comandate dal tenente colonnello Davide Cardia. Vista la complessità del caso hanno collaborato anche l’Ufficio delle dogane di Cuneo, la Direzione centrale accertamento e controlli, l'Ufficio Investigazioni dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli e i funzionari dell’Hm Revenue and customs, la Dogana britannica. Tutto si muoveva sull’asse Regno Unito-Italia e al vertice ci sarebbero un britannico di 63 anni, che tutti chiamavano “John”, e un brindisino di 46 anni - Danilo Legrottaglie - al momento ricercato: è destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Per lui, residente Oltremanica, è stato emesso un mandato di arresto europeo. 

Il video dell'operazione

Il metodo

Le bevande alcoliche venivano esportate con falsi documenti, o facendole risultare esportate a un imprenditore dell’Unione europea inconsapevole (per esempio, verso la Bulgaria), o riempiendo contabilmente depositi compiacenti di un volume inverosimile di alcolici (così si fingeva che fossero arrivate a destinazione). “Si abusa di agevolazioni per i paesi dell’Unione europea. Meccanismi studiati per favorire il mercato interno fanno in modo che il pagamento venga rinviato all’infinito, così non lo paga nessuno”, ha spiegato il colonnello Sergio Schena, a capo delle Fiamme gialle udinesi. “È un settore economico molto rilevante in Europa, in particolare in alcuni paesi. Udine se ne occupa perché questi meccanismi sottraggono risorse alla Ue – ha aggiunto il procuratore capo Antonio De Nicolo -. Udine è competente perché l’associazione a delinquere opera in modo liquido, non ha una vera base, ma da qui è iniziato tutto. L'inchiesta nacque da un primo sequestro di tre anni fa in provincia di Udine, e nemmeno di alcolici, ma di gasolio. Lo stesso meccanismo viene utilizzato per i pallet e le sigarette”. 

La filiera

“Sine finibus” ha visto in ballo decine di depositi fantasma in tutta Europa, un carosello di migliaia di spedizioni incrociate di milioni di litri di vodka, whiskey e altre bevande alcoliche, partite di prodotto scaduto, finte esportazioni di bottiglie vuote e addirittura laboratori di droga. Tanti gli espedienti per sottrarre gli alcolici alla gravosa imposizione fiscale vigente nel Regno Unito. E l’indagine per ricostruire la filiera è durata tre anni.  Si sono così riannodati i fili di un movimento immenso: dalla produzione al trasporto, sino alla distribuzione, ricercandone direttamente le prove in quindici Paesi europei, sui diciassette coinvolti, sino a ricostruirne il volume – 180 milioni di litri di alcolici “contrabbandati” ed 80 milioni di euro di accise evase – e identificarne gli operatori economici a vario titolo inseriti nel sistema, ottantasette, e le persone responsabili, sessanta, tutte denunciate alla Procura della Repubblica friulana.

Il gasolio

Nel 2016 ci furono le prime avvisaglie quando, nel corso di un’indagine in materia di contrabbando di gasolio, una nuova figura, quella di un 44enne catanese, titolare di una piccola azienda di ingrosso bevande alcoliche, aveva chiesto la disponibilità di un deposito fiscale per far “transitare” un carico di prodotto energetico. L’operazione - hanno spiegato i finanzieri - aveva fatto subito scattare un campanello d’allarme. Il prodotto energetico, così come le bevande alcoliche in genere, circola scortato da un documento valido in tutta Europa, l’e-AD, munito di un codice univoco di identificazione, l’Arc, tracciabile in tutte le dogane e le polizie finanziarie dell’Unione. Chiedere di far “transitare” un carico sottintendeva una presa in carico formale utile a nasconderne l’effettiva destinazione. L’immediato approfondimento della posizione del catanese - prosegue la nota della guardia di finanza - ha rivelato che il suo deposito fiscale risultava avere una giacenza di bevande alcoliche più che quintupla rispetto alla capienza massima, segno che il prodotto entrava solo cartolarmente. Forte dell’esperienza accumulata con le bevande alcoliche, voleva ampliare i propri affari al traffico di gasolio. Il filone, inizialmente secondario, è, quindi, ben presto, divenuto quello principale. Il sistema è apparso subito estremamente diffuso ed articolato. Ovvero: grandi società produttrici europee, in buona parte compiacenti, ricevevano ingenti ordini di alcolici da alcune società distributrici, nate da poco, senza alcuna caratura finanziaria, ma stranamente in grado di movimentare, da subito, enormi partite di merci;  le merci, regolarmente accompagnate dal documento fiscale elettronico di scorta, erano destinate ad alcuni depositi fiscali italiani intestati a prestanome, persone prive di capacità patrimoniale e finanziaria, utili solo per rilevare la titolarità della licenza fiscale necessaria a potere entrare nella giostra delle spedizioni internazionali.

La presentazione dell'operazione: da sinistra verso destra Schena, De Nicolo e Cardia

Le false piste

Stando alle indagini i camion transitavano realmente in Italia, almeno in gran parte: due, infatti, con circa 27mila litri di vodka, sono stati sequestrati, tra il 2017 ed il 2018, dai finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Udine mentre tornavano verso il Brennero dopo avere falsamente “smarcato” l’arrivo e lo scarico in Sicilia ed in Valle d’Aosta. Da questi depositi, non appena perfezionata la presa in carico con la “accettazione” e la “conferma” dell’e-AD, necessarie per chiudere contabilmente le spedizioni, le merci – con lo stesso vettore – iniziavano un vero e proprio carosello di destinazioni, sempre funzionale alla consegna finale, al momento opportuno, su suolo britannico. Cioè avveniva tramite: l’esportazione cartolare verso paesi terzi (Russia, Macedonia, Emirati Arabi Uniti, eccetera); l’invio, con altro documento fiscale elettronico, verso ignari depositi fiscali dell’est Europa che, appresa la pendenza, le avrebbero – purtuttavia giorni dopo – respinte; l’invio, sempre con altro e-AD, proprio verso il Regno Unito, da dove sarebbero, poi, state cartolarmente esportate. In questo caso, approfittando della validità di 5 giorni che il documento elettronico normalmente ha, si doveva fare in modo di poterlo abbinare a più carichi; l’invio, in nero, occultate sotto altra dicitura non gravata da obblighi documentali. In questo caso le bevande rimanevano contabilmente in carico al deposito italiano, che si trovava ad avere volumi assolutamente incoerenti con le sue dimensioni. È il caso, tra i molti, di depositi individuati ad Aosta, Zafferana Etnea (Ct), Milano, Pavia, Alessandria e Cuneo. Nel contempo, due distillerie nazionali, senza grandi sbocchi commerciali, avevano ricevuto l’ordine, dagli stessi distributori, di produrre partite di vodka per il medesimo mercato, da movimentarsi spacciandole quali succhi di frutta o facendo figurare spedita all’estero la merce inviando, in realtà, bottiglie vuote.

Perquisizioni in mezza Europa

Con il supporto offerto da Eurojust, l’organo europeo di coordinamento giudiziario, il 14 luglio 2017, sotto la regia di un dedicato “Centro di coordinamento”, sono state eseguite, contestualmente, in dodici Paesi Europei (Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Germania, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Slovacchia, Spagna e Svizzera), dalle locali forze di polizia e doganali, affiancate dalle fiamme gialle friulane, oltre cinquanta perquisizioni presso le società mittenti, quelle intermediarie e le aziende speditrici, appurando, nella maggior parte dei casi, la fittizietà delle operazioni, l’assenza delle merci o la diversa destinazione d’uso dei locali. In un caso, nei Paesi Bassi, anziché un deposito di vodka, la polizia olandese e i finanzieri hanno scoperto un laboratorio clandestino di Mdma, la droga in pillole meglio nota come “ecstasy”, attrezzato con alambicchi e barili di materia prima utili di produrre un numero elevatissimo di dosi. In un altro, in Germania, la locale polizia ha, invece, rinvenuto 30mila litri di alcolici scaduti, fatti più e più volte circolare per giustificare la movimentazione di quelli destinati altrove.

Eurojust

Nel corso del 2018, sempre con la regia sovranazionale di Eurojust, i finanzieri friulani hanno acquisito ulteriori riscontri in altri tre Paesi europei, a Cipro, in Francia e nel Regno Unito, ultima tappa di una maratona investigativa che ha permesso di identificare i vertici del gruppo, il 63enne britannico - definito dal giudice per le indagini preliminari la “quintessenza” del gruppo criminale per la sua pervasiva capacità di manovrare, come un burattinaio, l’intero scenario, spostandosi, all’occorrenza, anche in Italia, per risolvere situazioni di stallo in grado di compromettere gli affari od attirare l’attenzione degli investigatori - e il 46enne brindisino, punto di contatto con la costola pugliese dell’organizzazione, riparato nel Regno Unito per sfuggire ad un altro mandato di arresto europeo. In quell’occasione, la perquisizione dell’abitazione del “John”, operata direttamente dalle Fiamme Gialle del Nucleo di polizia economico-finanziaria con i Funzionari dell’Hm Revenue and Customs, permise, oltre a dargli il segnale della particolare attenzione riservatagli dagli investigatori italiani, di rinvenire informazioni e documenti utili a confermarne il ruolo di assoluta primazia sul resto dei presunti sodali.


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