Cronaca

Il Ministero ha inserito l'ex ospedale psichiatrico di Udine tra i patrimoni da tutelare

L'ex Ospedale psichiatrico di Udine è entrato ufficialmente a far parte del patrimonio di interesse culturale vigilato dalle Belle Arti

Sono sette i nuovi beni tutelati in Friuli Venezia Giulia dal MiBACT - Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. Questo è l'esito della prima seduta dell'anno della Commissione Regionale del Patrimonio Culturale che si è riunita il 26 gennaio presso il Segretariato regionale MiBACT FVG in Palazzo Economo a Trieste.

I nuovi beni tutelati sono:

    due edifici del Porto Vecchio di Trieste
    l'intero comprensorio dell'ex OPP - Ospedale Psichiatrico Provinciale di Udine
    il Duomo di Gorizia
    la Villa Spezzotti di Tarcento
    il Municipio di Campoformido
    l'ex Fabbricato Viaggiatori di Strassoldo a Cervignano del Friuli
    l'ex Fabbricato Viaggiatori di Valvasone

La Commissione, presieduta dal Segretario regionale Roberto Cassanelli, a cui hanno partecipato in qualità di componenti il Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio FVG Simonetta Bonomi e il Direttore regionale Musei FVG Andreina Contessa, ha espresso viva soddisfazione per aver portato a compimento la verifica dell'interesse culturale di alcuni beni particolarmente complessi, ad esempio l'ex OPP di Udine e due edifici in Porto Vecchio a Trieste. 

Municipio di Campoformido

L'edificio, realizzato nel 1913 con funzione di scuola maschile, fu trasformato in sede municipale alla fine degli anni Sessanta del XX secolo. Prospetta sulla Strada Statale “Pontebbana”, il principale asse viario che attraversa il centro abitato. Fu costruito in prossimità di uno slargo, su cui almeno fino all'Ottocento insisteva uno sfueis, una delle tante riserve d’acqua piovana -utilizzate dalla locale comunità rurale- di cui era ricco il territorio di Campoformido. L’edificio è costituito da un nucleo originario ampliato a più riprese nel corso del XX secolo, in ragione delle mutate funzioni. La facciata è caratterizzata da un avancorpo fortemente aggettante, i piani sono divisi da una semplice fascia marcapiano, la teoria delle finestre presenta fori singoli o abbinati con motivi decorativi ad arco ribassato che donano all'insieme una certa eleganza. Il decreto di tutela, oltre gli aspetti architettonici e stilistici, ha considerato l’intrinseco legame dell'edificio con le vicende connesse alla storia dell’abitato.

Ex Fabbricato Viaggiatori di Strassoldo

L'edificio fu inaugurato il 1° gennaio 1917 in occasione dell'apertura del tratto ferroviario Palmanova-Cervignano. È un classico esempio di stazione secondaria dell’epoca, appartenente alla tipologia delle stazioni di superficie e passante. La facciata e tutte le altre viste laterali dell'edificio sono lineari, con due cornici marcapiano tra i piani, e archetti in laterizio e pietra artificiale sul sommo delle finestre, elementi distributivi e decorativi caratteristici della progettualità seriale a opera dell’Ufficio Tecnico delle FS. L’ex fabbricato viaggiatori non è più destinato a tale utilizzo da anni in quanto la stazione è stata spostata quando è stato realizzato lo scalo di smistamento di Cervignano. Tuttavia rappresenta una importante testimonianza per la storia della regione nella fine del XIX secolo e nella prima metà del XX, con particolare riferimento alle vicende della nascita delle reti ferroviarie nella Bassa friulana che svolsero un ruolo strategico nel periodo compreso tra le due guerre mondiali.

Complesso ex Ospedale Psichiatrico Provinciale, sito a Udine, in via Pozzuolo n. 330

Il complesso ospedaliero fu inaugurato il 15 aprile 1904. Progettato e realizzato come una vera e propria città di nuova fondazione, figlia delle procedure igieniste e concentrazionarie del primo Novecento e in continuazione con le prime sperimentazioni ottocentesche, occupò un ampio fondo prativo nel territorio comunale allora extra moenia di Sant’Osvaldo. L'impianto urbanistico prevedeva il superamento dell'edificio a “monoblocco”, con alte mura di recinzione, largamente diffuso nell'edilizia manicomiale, per aprire alla tipologia più moderna dei “padiglioni separati” collocati in una sorta di “città giardino” e collegati da viali alberati.

Lo sviluppo di questo cantiere urbanistico, architettonico, paesaggistico e giardinistico si basava sulla ricerca psichiatrica del primo direttore, il professor Giuseppe Antonini, supportata dalle risposte tecnico costruttive di Gian Battista Cantarutti, ingegnere capo della Provincia di Udine. In questo contesto si poté sperimentare, anche sul piano della figurazione spaziale, l'ipotesi di un radicale ripensamento del dispositivo manicomiale ponderato sull'”aperto” del paesaggio. L'impianto paesaggistico costituisce infatti l'ossatura fondante dell'intera invenzione urbanistica: il sistema “a griglia” dei viali alberati, ove i percorsi ortogonali disegnano le insulae a modulo quadro dei differenti reparti, costituisce la matrice compositiva del nuovo insediamento. La struttura del complesso è organizzata in modo semplice e simmetrico rispetto all'asse del viale centrale, suddivisa in tre zone ben distinte: quella centrale è riservata ai servizi, a sinistra sorgono i padiglioni di degenze maschili, a destra i padiglioni femminili.

Architettonicamente, gli edifici offrono una carrellata di vari stili dagli inizi fino alla metà del Novecento: dal razionalismo di rappresentanza al Liberty seppur sobrio di alcune case dei dirigenti, la casa delle Suore ricorda motivi d'Oltralpe, la chiesa è neo-gotica e alcune costruzioni sono votate al funzionalismo, con elementi decorativi di pregio come i pavimenti o le grandi finestre. La cittadella, nel corso del tempo, si dotò di varie strutture produttive e ricreative, compresa una colonia agricola e un teatro/cinema. Negli anni Cinquanta la struttura ospedaliera si estendeva su cinquanta ettari di parco (ora ridotti a 22) e contava ben 31 edifici. È stato fra i diciotto maggiori ospedali psichiatrici in Italia. A seguito della Legge Basaglia (1978), l'ospedale venne progressivamente dimesso e chiuso definitivamente nel 1999. L'intero sito in tempi recenti è stato oggetto di un progetto di riqualificazione e valorizzazione giardinistico-paesaggistica. Il decreto ha inteso tutelare il manufatto nella sua interezza, dunque sia gli immobili storici che il parco, per l'importante riferimento che essi rappresentano con la storia, l'architettura e l'urbanistica, oltre a presentare rischio archeologico in sedime. Dal provvedimento di tutela sono esclusi gli edifici di fattura più recente e di servizio.
Il rischio archeologico è rappresentato dalla presenza nelle immediate vicinanze dell’area di due siti:, il tumulo funerario di Sant'Osvaldo, sepoltura monumentale risalente al Bronzo medio -già indagato in passato e musealizzato-; e un secondo possibile tumulo verosimilmente d'epoca protostorica, ancora da indagare.

Villa Spezzotti, sita in Tarcento, località Collerumiz

L'elegante villa borghese con annesso parco fu realizzata alla fine dell’Ottocento come casa di villeggiatura. Acquistata dall'industriale e senatore Luigi Spezzotti, fu rimodernata negli anni Trenta del Novecento in stile liberty ed eclettico grazie al radicale intervento dell'architetto udinese Ettore Gilberti (1876-1934). La dimora ha attraversato varie vicende storiche: è stata sede di un comando italiano nel corso della Grande Guerra, occupata dopo l'8 settembre 1943 da un reparto delle SS, fu da ultimo sede di un distaccamento inglese. È situata in posizione preminente su una collina di Tarcento, in un contesto in cui architettura e paesaggio si compenetrano. La villa fa parte delle numerose residenze moderne realizzate in quegli anni a Tarcento dagli esponenti più aggiornati dell’architettura locale e che valsero alla località il nome di “Perla del Friuli”. Il luogo era frequentato dalla borghesia della belle epoque, attirata dalla vita artistica e dallo sviluppo economico della cittadina. Visto l'interesse architettonico e il riferimento con la storia locale, si è ritenuto di tutelare in bene che attualmente versa in condizioni di degrado da abbandono.


Si parla di