Cronaca

Allarme granchio blu, ecco l’arma segreta dei pescatori

Piramidi sottomarine artificiali saranno la nuova "casa"di branzini, orate, ombrine, cefali, sardoni, sardelle e suri. Un innovativo progetto di Confcooperative Fvg che verrà realizzato al largo di Lignano Sabbiadoro

Immagine da banca fotografica

Ripopolare il nostro mare con specie autoctone. Per farlo verranno posizionate una serie di isole artificiali sommerse in grado di aumentare la biodiversità marina. E, di conseguenza, potranno sostenere il settore regionale della pesca. Tutto questo grazie a un finanziamento europeo pari a 570mila euro che è ormai arrivato alle fasi di realizzazione. Si tratta del progetto “Upi – Unità Produttiva Ittica” ideato da Confcooperative Fvg.

Il progetto

Strutture sottomarine verranno posizionate a 10 metri di profondità, a circa 3 chilometri al largo di Lignano Sabbiadoro. Avranno lo scopo di offrire riparo e vita per i pesci, i molluschi e i crostacei dell’Alto Adriatico. La porzione di mare consiste in circa 800 ettari che Arpa Fvg ha definito con uno stato ecologico “buono”. L'area è stata monitorata in precedenza e continuerà a essere monitorata anche nei prossimi mesi, in collaborazione con tecnici esperti, il Cogepa Monfalcone-Trieste e la validazione dell’università di Udine.

Come è fatto

Piastre ottagonali di calcestruzzo “naturale”, a superficie ruvida, con degli enormi fori circolari, costituiscono la base per i moduli assemblati in maniera stabile a formare 80 piramidi. Le strutture saranno “protette” dalla pesca illegale a strascico da apposite barriere posizionate sui fondali. L’intervento ha lo scopo di aumentare le superfici sottomarine solide con degli scogli “artificiali” ottenendo un effetto di attivazione della catena alimentare e di aggregazione, aumentando così la presenza della popolazione ittica, soprattutto locale: branzini, orate, ombrine, cefali, sardoni, sardelle, suri.

Nell’area di mare considerata, l’attività di pesca verrà condotta in modo sostenibile, grazie a un regolamento redatto dal Cogepa, verificando costantemente l’entità e la qualità dei prelievi. La fase di realizzazione del progetto terminerà nel novembre 2023, ma i suoi effetti si vedranno negli anni futuri. Sicuramente un modello innovativo di gestione della risorsa e della pesca sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.

La situazione

Lo stato di crisi del comparto regionale è causato sia a causa della riduzione del pescato (-74% a Grado e -54% a Marano Lagunare, negli ultimi 10 anni) sia della diminuzione delle flotte (-20%). Una crisi che colpisce soprattutto la pesca artigianale in conseguenza della mancanza di risorse ittiche, della riduzione dei “nutrienti”, dei cambiamenti ambientali e dell’invasione di organismi in competizione come il granchio blu e gli ctenofori, ad esempio.

Le dichiarazioni

"Favorire il ripopolamento dei nostri mari significa anche dare prospettive concrete alla diversificazione delle attività che, in futuro, saranno sempre più importanti come l’ittiturismo e le attività legate alla gestione della risorsa mare – sottolinea Riccardo Milocco, presidente del Consorzio Cogepa -. Per rispondere alle sfide che la pesca ha davanti e pure per favorire il rinnovamento generazionale rendendo la professione più attrattiva per i giovani, vogliamo aumentare il nostro protagonismo all’interno della “blue economy”. I pescatori hanno l’esigenza di integrare la tradizionale attività di pesca con nuove fonti di reddito. Progetti come questo non sono quindi semplici “infrastrutture”, ma possono davvero far fare quel passo nel futuro a tutto il comparto, dando continuità alla filiera della pesca nella nostra Regione, nei prossimi anni".


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