Cronaca

La vita e le speranze del rifugiato senzatetto Rahimullah Rehan

Una storia tra le tante, fra quelle che si possono raccogliere fra i molti migranti giunti in Friuli. La vita di uno dei profughi arrivati dall'Afghanistan a Udine a piedi. Ha 22 anni, possiede il permesso di soggiorno, ma da un anno è in cerca di lavoro

Rehan Rahimullah è nato nel 1995, ha 22 anni e da 2 soggiorna in Friuli. E' partito, ci racconta il ragazzo, dall'Afghanistan per scappare dall'oppressione dei talebani, in cerca di un futuro migliore. Ha lasciato i genitori e il suo lavoro, presso un negozio di cellulari e informatica, convinto un giorno di avere una vita migliore e di poter aiutare la sua famiglia. E' fuggito insieme ad un gruppo di compaesani, affrontando una traversata che lui stesso stenta a ricordare. "E' durata 3 o 4 mesi - ci dice con qualche perplessità - attraversando in serie Turchia, Bulgaria, Serbia, Ungheria e Austria. Una volta arrivato al confine, a Tarvisio, ho preso il treno e sono giunto a Udine".

Ora il giovane rifugiato vive in un rifugio di fortuna, nelle vicinanze del nuovo Piazzale 11 febbraio 1945, a fianco del cimitero di San Vito. Condivide un bivacco insieme ad altre 9 persone, riparato da un'esile tettoia che li ha protetti durante tutto questo inverno oramai alle porte. Da circa un anno Rehan tiene nel suo portafoglio un tesserino che ci mostra orgogliosamente: il tanto agognato permesso di soggiorno, documento vitale per chi vuole costruire un futuro. Ma è proprio da quel giorno, il 17 febbraio 2016, che le cose per lui sono iniziate a precipitare. 

L'intervista a Rehan Rahimullah (4 minuti)

L'ARRIVO A UDINE: Dopo 5 giorni dalla fine della traversata, con il suo approdo nel capoluogo friulano, Rehan fu invitato a trasferirsi all'interno della caserma Cavarzerani ("Si vive tutto sommato bene là dentro- ci spiega -. Sicuramente meglio che qua"). Lì rimase fino all'ottenimento del fatidico documento, miraggio per tutti i richiedenti ospiti nella struttura. Da Udine fu quindi trasferito, attraverso la supervisione di una Cooperativa, a Venezia, dove per 6 mesi frequentò una scuola Media per imparare la lingua italiana e prepararsi ad un eventuale esperienza lavorativa.

IL RITORNO A UDINE: Finito il periodo concordato, però, il buio. Nessuna proposta concreta di lavoro e, soprattutto, nessun sussidio. Nulla di nulla, nemmeno un tetto con cui ripararsi, un bagno per lavarsi o un pasto caldo. A quel punto, solo in mezzo alla laguna, la decisione di tornare nella "sua" Udine, dove conosceva un rifugio dove ripararsi e alcuni amici a cui chiedere aiuto. Adesso vive alla giornata, in perenne attesa, di una possibilità: "Noi - continua a ripetere - abbiamo i vostri stessi sogni. Sognamo una casa, una macchina e un lavoro. Niente di più. Mi dispiace vedere che ci sia tanta povertà e poco lavoro anche per gli italiani. So, purtroppo, che la situazione è difficile, ma lo è davvero anche per noi".

L'APPELLO DI REHAN IN CERCA DI OCCUPAZIONE -->

Ricordiamo che questo pomeriggio alle 17.30 si terrà l’iniziativa “Vengo anch’io”, un corteo che da piazzetta del Lionello sfilerà lungo il centro per raggiungere il Parco Vittime delle Foibe. Un evento promosso per raccontare e tesmoniare che Udine è una città tranquilla, umana, dove lo straniero e la città possono essere vissute senza paure.

Introduzione all'intervista (2 minuti)

 


 


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