Economia

Piccoli segnali di ripresa, l'appello di Confartigianato a sindacati e politica

22^ indagine congiunturale: timidi segnali positivi dalla subfornitura, all'export alle imprese più grandi che tornano ad investire. Le bordate di Tilatti in conferenza stampa: "Aspettiamo il referendum, vedremo se gli italiani voteranno il lavoro o la demagogia. Susanna, cosa fai per aiutare i giovani e tutelare l'imprenditore che non può assumere?"

"Riscopriamo la flessibilità nella legalità. Abbiamo bisogno di lavoro vero. In questa fase intermedia abbiamo ancora bisogno di strumenti come il voucher o di togliere i tetti ai contratti a tempo determinato. Dobbiamo trovare insieme una risposta per il lavoro assieme a i rappresentanti datoriali, dei lavoratori e alla politica. O facciamo questo isieme o lItalia perde la partita definitivamente". E' questo il monito del presidente di Confartigianato-Imprese di Udine, Graziano Tilatti, a margine della presentazione dei dati emersi dall'ultima indagine congiunturale che tuttosommato ha presentato segnali incoraggianti e di ripresa. La crisi non è stata superata e le aziende e le Pmi italiane necessitano ancora di alcuni strumenti per il colpo di reni che permetta di superare la lunga recessione oramai arrivata al decimo anno di età. 

"Aspettiamo il referendum - commenta Tilatti beffardamente - vedremo se gli italiani voteranno il lavoro o la demagogia". In conferenza stampa, dopo la presentazione dei dati, il tema cambia subito prospettiva, andando a toccare uno dei veri problemi della categoria: gli strumenti da poter utilizzare per assumere e aiutare gli imprenditori, specialmente i più piccoli, per non essere soffocati o costretti ad assumere personale a tempo indeterminato se impossibilitati a garantire stipendi e contributi. "Chiediamo di togliere o di aprire i tetti massimali previsti dai contratti a tempo determinato - spiega Edgarda Fiorini - vicepresidente di Confartigianato-. Necessitiamo di estrema elasticità contrattuale, ma sempre nella legalità".

L'analisi congiunturale, che vi proponiamo nella pagina successiva, è stata realizzata da Nicola Serio e illustra come i risultati più positivi non siano solo nel settore dell'export, miraggio oramai di poche e più grandi aziende strutturate a farlo (4 su 10 nel settore dell'edilizia e dell'arredo), ma anche in quelle aziende specializzate a proporre rifornitura e subfornitura di servizi. Altro numero importante che viene sottolineato è che sono le imprese più grandi e con più dipendenti ad avere il fatturato più positivo. Come può, allora, la tipica azienda (con un solo addetto e  tipicamente appartenente al settore degli impianti) sopravvivere? La risposta di presidente e vicepresidente di Confcommercio è unanime: "Solo la rete d'imprese può far superare e dare una risposta a quello che le leggi e burocrazia non danno o non prevedono". Da questa risposta parte la fiondata dai toni accesi di Tilatti alla Camusso, segretaria generale della Cgil : "Susanna, cosa fai per aiutare i giovani e tutelare l'imprenditore che non può assumere?"


Riprende quota la subfornitura in provincia di Udine. Anziché guardare all’estero, in cerca di prezzi più competitivi a discapito però della qualità, le aziende volgono nuovamente lo sguardo in casa, alla ricerca di rapporti B2B che rilanciano la subfornitura quale mercato di sbocco per le imprese artigiane. A certificarlo sono state a gennaio le 601 realtà che Confartigianato-Imprese Udine ha coinvolto nella XXII Indagine congiunturale.

Qui le tabelle della XXII Indagine congiunturale 2017 (clicca per aprire i grafici)

Tra le tante domande poste nel corso delle interviste – svolte per conto dell’associazione dall’Irtef di Udine e rielaborate dall’Ufficio studi di Confartigianato – alle imprese è stato chiesto di valutare l’andamento del fatturato rispetto ai mercati di sbocco: la risposta che ne è venuta segnala un’inversione di tendenza importante. Se la domanda dei privati da un lato e della pubblica amministrazione dall’altro determinano  saldi d'opinione negativi  sul fatturato (-19,3% la prima, -20,0% la seconda) torna invece in area positiva il giro d’affari delle imprese che si occupano di subfornitura di beni e servizi. “Il privato è ancora frenato dalla preoccupazione legata in modo particolare alla tenuta del reddito, le commesse della Pa sono ridotte all’osso, vittima com’è il settore pubblico di un complesso quadro normativo e regolamentare. In questa situazione – ha dichiarato in conferenza stampa il presidente di Confartigianato-Imprese Udine, Graziano Tilatti – l’unico segnale di miglioramento, timido ma non per questo meno importante, viene dall’area della subfornitura. Le medie aziende tornano ai rapporti B2B, complice una rinnovata consapevolezza della qualità di cui le nostre piccole imprese artigiane sono custodi. Peccato – ha aggiunto il presidente – che a fronte dell’elevata qualità i  pagamenti siano ancora tendenti al ribasso e generalmente tardivi”.

Non è, quella della ripresa della subfornitura, l’unica novità regalata dalla congiunturale. A indicare che, dopo il lungo periodo di crisi, pur con un dato complessivo del settore ancora in rosso, qualcosa finalmente sta tornando a muoversi è anche la percentuale di imprenditori che afferma di aver effettuato investimenti nella seconda metà dell’anno passato: racconta di aver investito ben il 27% degli intervistati, l’8,8% in più rispetto all’anno precedente). Ottima la performance anche degli artigiani orientati all'export (+31,7%) tra cui finalmente sta dando segnali di ripresa anche il legno-arredo (+6,4%) e il Distretto della Sedia. Molto bene anche la metalmeccanica (+12,5%) e il terziario avanzato (+26,7%).

Affiancato dalla vicepresidente vicaria, Edgarda Fiorini, dal segretario Gian Luca Gortani e dal responsabile dell’ufficio studi dell’associazione Nicola Serio, Tilatti si è detto moderatamente ottimista rispetto all’istantanea ricavata dall’indagine. “Dopo il rallentamento imposto dalla crisi, l’economia torna a girare. Le nostre imprese, specie quelle attive come detto nella subfornitura, tengono testa alle concorrenti estere grazie all’alto grado di innovazione, alla flessibilità, alla competenza e alla qualità del prodotto. Peculiarità – afferma ancora il presidente – che passano da una propensione a investire che, a sua volta certificata dall’indagine, salutiamo con soddisfazione sperando non solo si consolidi nel futuro prossimo ma continui a crescere”.
Non mancano naturalmente le criticità, legate ancora una volta all’allungamento dei tempi di pagamento da parte dei clienti, segnalata dal 58,7%  delle imprese coinvolte nell’indagine (-2,5% rispetto al semestre precedente), all’incremento della concorrenza sleale, indicata quale fattore problematico dal 53,4% degli intervistati (+3,4%), alla stagnazione della domanda interna, evidenziata dal 53,4% dei rispondenti (-3,3%) e infine alla crescita dei costi energetici che evidenziano il 47,9% delle aziende (+9,1%). 
“Le imprese artigiane devono purtroppo fare i conti con una fetta di sommerso importante, che sfocia in molti casi nell’abusivismo totale, e con la concorrenza estera di imprese che lavorando in qualche caso a meno di 100 chilometri da Udine beneficiando di un regime fiscale, di un costo del lavoro e dell’energia nettamente inferiore, che le rende assai più competitive a danno delle nostre”.


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