Economia

Alto Friuli: settore metalmeccanico in ripresa, dimezzato gap tra assunzioni e cessazioni

E' il Tarvisiano a presenta il saldo più ristretto di tutti. Il dato emerge dall’analisi della Cisl sui dati dei CPI del territorio e attraverso le analisi delle singole categorie

Rispetto all’anno precedente, si è dimezzato a fine 2014 il saldo negativo tra assunzioni e cessazioni in Alto Friuli, facendo registrare la quota di - 766 (17.297 assunzioni, cresciute dello 0,3% rispetto ai 12 mesi precedenti, a fronte di 18.063 cessazioni, diminuite del 3,4% nel medesimo periodo di riferimento). Nel 2013 infatti il rapporto era ben più critico, ossia a -1.454.

Il dato emerge dall’analisi della Cisl Alto Friuli su dati dei Centri per l’Impiego del territorio, presentato in occasione dell’incontro del Gruppo Industria che si è riunito a Gemona per fare il punto della situazione in questo avvio di 2015.

Entrando nel dettaglio dei singoli territori è il Tarvisiano a presenta il saldo più ristretto di tutti (- 90), a seguire il Tarcentino (-124), quindi il Gemonese  (-155), il Sandanielese (-170) e fanalino di coda la la Carnia (-227).

Andando ad analizzare invece i macrosettori di attività l’unica in controtendenza è l’agricoltura con un +5, mentre rimangono in rosso l’industria (– 312) ed i servizi (-459).

Tipologie di Contratto:

Se si prende a base statistica gli ultimi tre anni anni (I trimestre 2012 – IV trimestre 2014) le assunzioni complessive sono state 53.019, di cui 46.862 a tempo determinato (88,39%), 6.124 a tempo indeterminato (11,55%) ed i restanti dalla durata non definita. Nel medesimo lasso temporale invece le cessazioni complessive sono state 55.670, di cui 45.323 riferite a contratti a tempo determinato (81,41%), 10.317 a tempo indeterminato (18,53%) e i restanti della durata non definita.

I saldi finali dunque del periodo preso in considerazione, presentano un segno meno complessivo in fatto di contratti di lavoro (- 2.651), a seguito di una flessione pesante di quelli a tempo indeterminato (- 4.193), solamente in minima parte recuperata dal tempo determinato (+ 1.539).

Infine si sono analizzate le iscrizioni al progetto “PIPOL”, che accorpa le Garanzie giovani Nazionale e l’Occupabilità Regionale.  Le iscrizioni confermate in Alto Friuli sono state 1.150, quelle da confermare 670, per una sommatoria generale di 1.820 domande.

Il dettaglio dei settori

Entrando nello specifico dei vari settori – come hanno rilevato a rotazione i rappresentanti territoriali di categoria della Fim (Venuti), Filca (Bertossi e Minutti), Fisascat (Santellani) presenti assieme al segretario generale Franco Colautti e al membro della segreteria regionale Cisl FVG, Alberto Monticco – la situazione continua a presentare luci ed ombe.

Per quanto riguarda il Metalmeccanico il quadro vede l’attenzione catalizzata su 44 aziende principali che danno lavoro a 4.665 dipendenti: a fronte di 14 di esse che sono coinvolte in ammortizzatori sociali (solidarietà – CIGO – CIGS), pari al 31,8% per 958 lavoratori coinvolti, pari al 20,5%, ci sono 3 aziende che hanno “molto lavoro” (6,8%) ed occupano 1.214 lavoratori (26%), si tratta della Automotive Lighting di Tolmezzo, della Freud Utensili di Fagagna e della Farem di Cave del Predil. Va ancora meglio per altre 2 in particolare (4,5% del totale) ovvero quelle che assumono ed occupano 1.689 lavoratori (36,2%), in particolare si tratta delle Lima Corporated  Spa di San Daniele del Friuli e della H.P.F. srl di Flagogna di Forgaria nel Friuli.

Passando all’edilizia si denota che il letargo non è ancora finito e i dati provinciali rimangono preoccupanti: dal 2008 meno 479 imprese attive media mensile e meno 2.470 operai denunciati media mensile alla Cassa Edile. Il settore sembra stabilizzarsi a - 37,84 % di lavoratori e - 35,91% di imprese. L’area montana risente dela situazione in modo più pesante della crisi anche perché molti operai edili risiedono proprio in quelle zone.

A preoccupare inoltre sono le ricadute future visto che molte imprese stanno portando a termine gli ultimi cantieri in portafoglio ordini. Il rischio è che queste imprese si trovino completamente senza lavoro e quindi senza nuovi  cantieri da aprire. Per questo si rinnova l’appello a velocizzare le misure del decreto Sblocca Italia.

Per quanto riguarda il settore cartario e cartotecnico si conferma l’ottimismo riscontrato a fine 2014 con il positivo stato di salute delle tre cartiere del territorio (Burgo, De Medici ed Ermolli) e delle altre realtà attive, tra cui la Pigna Envelopements, la Demolli Srl di Amaro e la Tecnografiche di San Daniele.

Sul fronte legno-arredo rimane la preoccupazione per la Snaidero che continua ad utilizzare per il settimo anno consecutivo diverse forme di ammortizzatori sociali mentre riuslta migliore di fine 2013 il risultato d’esercizio della Fantoni di Osoppo. A patire di più sono state le piccole imprese tra i 7 e i 10 dipendenti mentre se la sono cavata meglio le piccolissime ditte artigiane.

All’interno del Terziario si continua a monitorare la crisi Coopca; pessime notizie arrivano dalle cooperative industriali di servizi e dai terzisti che stanno venendo rimpiazzati gradualmente da una nuova internalizzazione di alcune mansioni (pulizie, logistica, magazzino, ecc.), come forma di risparmio sui costi. Alcuni indizi di flessione infine arrivano anche dal comparto turistico legato ai poli sciistici dove una parte di operatori sta vedendo dimezzate le ore lavorate.


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