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Aldo Ghirardello, tra pittura e oblio

Aldo Ghirardello inaugura la sua mostra personale il 2 settembre alle ore 18.00 a Palazzo Elti, Gemona del Friuli. Introduzione di Sabrina Zannier.
L'artista propone essenzialmente opere di pittura e disegno, realizzate con diverse tecniche artistiche, tratte dal repertorio ormai consolidato fatto di "rifigurazioni", epifanie, mutazioni, e spettri, ovvero i filoni di ricerca che hanno caratterizzato il suo lavoro negli ultimi anni.

Nelle sale adibite ad ospitare le opere si dipanano alcune serie di lavori di diverso formato, a realizzare una fantasmagoria di immagini e di rimandi culturali che traggono spunto dall'inconscio collettivo come da quello individuale.

Lo sguardo dello spettatore incontra la rarefazione delle opere, chiamate "mutazioni", dove i volti si allontanano e si sfocano dietro una cortina lattiginosa, metafora di una crisi identitaria che è tipica del nostro tempo e che si concretizza di fronte ai nostri occhi con l'effetto cangiante delle trame decorative giocate sul lucido opaco, segni distintivi della sua cifra stilistica.

Nella serie degli "spettri" i personaggi, quasi sempre catturati dal grande pozzo di immagini vacue e fugaci del web, si traducono in pittura perlopiù con la tecnica dell'acquerello, che conferisce all'immagine un ambiguo equilibrio tra figurazione ed astrazione: ne emerge un'umanità inquieta che esprime la sua emotività tra esasperato narcisismo e ricerca spasmodica dell'altro.

La pittura di Ghirardello si fa più lenticolare nel gruppo di opere definite "Epifanie". Tali immagini richiamano l'infanzia, quella descritta dalle polaroid degli anni 60, dove le famiglie si mettevano in posa davanti a una torta di compleanno o nel tinello di casa, icone del boom economico e della morale borghese che sarà messa in crisi dalla rivoluzione del '68.

Nelle ultime "rifigurazioni" la materia pittorica si fa più densa e stratificata di simboli, segni e superfici cangianti. I temi diventano più allucinati, a tratti crudi e visionari, altrove più ironici. Una pittura che non esprime certezze ma che ci fa riflettere su alcuni topoi della cultura occidentale come la morte, l'eros, il ricordo, il corpo e la sua corrosione.

"Tra pittura ed oblio" non è solamente il tentativo, attraverso il fare artistico, di trattenere brandelli di esistenza dall'inevitabile dissoluzione, ma anche un'occasione di sottrarci, seppur nello spazio limitato di una mostra, dallo sguardo troppo spesso distratto ed indifferente del mondo contemporaneo.


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