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La "Fiera dei Santi" a Rivignano

Sarebbe un compito assai arduo stabilire quante siano state finora le edizioni della “Fiera dei Santi” di Rivignano. Un manifesto recentemente rispolverato e pubblicato sul libro “Rivignano. Un sècul di vite”, documenta l’evento nel lontano 1914, riportando, altresì, la dicitura “L’antica annuale...”, e facendo quindi pensare ad ancora più antiche origini. Altre tracce sono piuttosto frammentarie e, forse, meriterebbero analisi e ricerche più ampie ed approfondite che purtroppo ad oggi non si sono mai concretizzate.

Ciò che si sa, comunque, è che la Fiera rappresenta da sempre un appuntamento di fondamentale importanza nella vita della comunità. Infatti, come già ricordato, le sue origini sono lontane nel tempo, quando le anime dei morti apparivano ai vivi, quando Striis, Orcui e Cjalcjùts erano sempre presenti nei racconti che gli anziani facevano ai bambini per passare il tempo nelle lunghe serate invernali. Sporadicamente arrivavano anche i viandanti, venditori di oggetti di legno o povera gente in cerca di elemosina, e questi portavano storie nuove raccolte dal loro girovagare, lo facevano per sdebitarsi di un piatto di minestra.

Un’altra figura al centro dei racconti degli anziani erano le Aganis, ovvero delle streghe buone, creature bianche ed irraggiungibili che apparivano spesso lunghi i corsi d’acqua. La loro attività principale consisteva nel lavare le lenzuola per poi metterle ad asciugare lungo i greti dei fiumi e nei verdi prati adiacenti, creando così un distesa bianca nel contempo splendente e inquietante.

L’atmosfera della Fiera di Rivignano è ben colta in un celebre brano letterario del secolo scorso. Infatti, il 2 novembre del lontano 1856 Rivignano fu visitata da Ippolito Nievo, il quale durante il suo soggiorno presso il Castello di Fratta, su consiglio di amici, venne in paese per partecipare alla festa del giorno dei morti, così originale e famosa, da essere già allora conosciuta in tutto il Friuli ed oltre. La visita si rivelò indimenticabile a tal punto per il poeta, da dedicargli un capitolo del suo romanzo storico-autobiografico “Le confessioni d’un italiano”.

Negli ultimi anni questa manifestazione, organizzata dall’Amministrazione Comunale, è divenuta sempre più rilevante e ricca di appuntamenti di notevole spessore, tanto da richiamare visitatori da tutta la nostra regione, da quelle limitrofe e anche dal bacino mitteleuropeo.

Gli appuntamenti più significativi e peculiari della Fiera dei Santi di Rivignano avvengono nei giorni 31 ottobre, 1 e 2 novembre.

La giornata del 31 ottobre è dedicata alle zucche, prodotto tipico della fiera anche dal punto di vista gastronomico nelle sue diverse forme, e alle streghe, in particolare quelle d’acqua dolce (le cosiddette “Aganis” nella tradizione mitologica dei territori di risorgiva del medio e basso friuli). Adulti e bambini minuziosamente truccati e mascherati si aggirano per le strade in un’atmosfera incantata e surreale, in attesa della pittoresca discesa della strega dal campanile.

I numerosissimi appuntamenti del primo giorno di Novembre trasformano la piazza in un enorme palcoscenico, dove recitazione, immaginazione e vita reale si fondono in un bagliore di emozioni, colori e suggestioni. Il festival degli artisti di strada ha visto esibirsi nelle varie decine di compagnie di fama nazionale ed internazionale che hanno regalato sorrisi e allegria a grandi e piccini.

E per ultimo il 2 Novembre, giorno in cui ovunque si celebra il ricordo dei morti, che rappresenta l’origine della Fiera dei Santi di Rivignano, poiché qui storicamente alla tristezza e al silenzio si sostituisce una grande festa, con balli, musiche ed un grande mercato che riempie le strade del paese costituendo, quindi, una peculiarità a livello nazionale.

A Rivignano questo giorno è da secoli un giorno di festa. Grazie a recenti indagini, infatti, si è scoperto che la giornata è storicamente dedicata al mercato del bestiame il cui inizio risale, presumibilmente, alla fine del XV secolo. All’alba di tal giorno il proprietario del fondo su cui avveniva il mercato apriva i cancelli e presto il “brolo” veniva invaso per tutto il giorno da animali e persone. Questa tradizione è rimasta immutata negli anni, le persone hanno continuato a recarsi al mercato per comprare non solo bovini o animali da cortile ma anche stoffe, vestiti o particolari generi alimentari. Era il momento d’incontro per la comunità del paese ma pure di quelli limitrofi in considerazione anche del fatto che la giornata continuava fino a notte inoltrata. Infatti, una volta chiusi i cancelli del mercato si aprivano quelli in legno del cosiddetto “brear”, ovvero il tavolato per il ballo posto nella piazza principale sul quale si svolgevano le danze che coinvolgevano i ragazzi del paese, offrendo loro un momento unico per conoscersi e socializzare. Oggi il mercato, adeguandosi ai mutamenti della società, è aperto a qualsiasi tipo di commercio permettendo così alla fiera di essre sempre florida e coinvolgente.


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