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A 70 anni da Movimento Popolare Friulano, presentazione del volume “Opinioni personali”

A 70 anni dal primo comizio del “Movimento Popolare Friulano per l’autonomia regionale” che si è svolto al cinema Puccini di Udine il 19 gennaio 1947,  la Provincia di Udine ha voluto dare alle stampe “Opinioni Personali”, la raccolta del trimestrale uscito dal 1969 al 1976 diretto dal professor Gianfranco D’Aronco, segretario del Movimento Popolare Friulano nonché primo firmatario del manifesto istitutivo di quella nuova realtà che aveva come scopo “… di agitare le presenti necessità della nostra Regione e di chiedere a Roma per essa la più ampia autonomia amministrativa…”.

Arricchito dall’illustratore Gianni Di Lena, il volume è stato presentato dal presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini a palazzo Belgrado. “E’ nostro dovere – ha esordito Fontanini ricordando la data del 19 gennaio 1947 - ricordare il coraggio e le iniziative messe in atto dai padri della nostra Regione che tanto si sono spesi per rendere forte e presente il Friuli. L’auspicio è che, riportando alla memoria quei momenti, riprenda vigore una stagione autonomista tale da spingere i friulani a chiedere più autonomia per il loro territorio e più importanza per la gente friulana”. 

Durante l’incontro, in un intervento video, il professor Gianfranco D’Aronco ha ripercorso le tappe che hanno portato all’istituzione del Movimento e ricordato, in particolare, la prima assemblea e l’organizzazione sul territorio. Il professor Gianfranco Ellero, invece, ha analizzato la storia del movimento che nasce sulla base di una tradizione autonomistica secolare originata dai calchi storici che si successero sulla nostra terra da Aquileia antica fino a Napoleone e, in particolare, nel periodo del Patriarcato e della dominazione veneta (la nostra fu, per i Veneziani, “la Patria” dal 1420 al 1797). Questo sentimento spontaneo viene puntellato scientificamente nell’800 da Jacopo Pirona (a lui si deve il primo vocabolario della lingua friulana), Graziadio Isaia Ascoli che dimostrò l’autonomia del friulano nell’ambito delle lingue romanze, dai Marinelli grandi geografi e anche nel Friuli austriaco (a Gorizia, c’erano addirittura giornali con richiami al Friuli e al “friulano” nell’intitolazione della testata). Questo grande movimento storico, psicologico, culturale, viene sommerso dalla Prima Guerra Mondiale e dal Fascismo; nel ’45 trova il suo naturale sbocco nella riforma regionale della Repubblica. Fondamentale il ruolo di Tiziano Tessitori che nel ’45 fonda l’Associazione per l’Autonomia friulana. 

Nel ’47 il Movimento popolare friulano volle rendere più incisiva e dinamica l’azione dell’Associazione e, radicandosi sul territorio, dare maggiore forza al lavoro parlamentare dell’avvocato, eletto alla Costituente il 2 giugno 1946. Il 19 gennaio 1947 si raccolgono nel cinema Puccini, per la prima riunione del Mpf, e si convogliano quindi i risultati di un intenso passato, che già nel 1946 aveva prodotto la nascita de “La Patrie dal Friûl” (settimanale in friulano), l’ordine del giorno votato dalla Società Filologica Friulana a Spilimbergo a favore dell’autonomia dell’antica Patria del Friuli, la pubblicazione della raccolta di saggi intitolata “La Regione del Friuli” distribuita a Roma nel dicembre 1946 (tra gli autori Gianfranco D’Aronco, Alessandro Vigevani, …).  Il primo importante risultato in sede parlamentare fu raggiunto il 18 dicembre del ‘46 quando la seconda sottocommissione della Costituente riconobbe la Regione Friulana  con Udine capitale. Quel voto fu rettificato dalla Commissione dei 75, presieduta da Meuccio Ruini, il 1 febbraio 1947 che decise di rinviare ogni decisione “in attesa di aggiornamenti” sulle regioni “non storiche” (Lucania, Salento, …). Ma fu lasciata aperta la porta a una eventuale regione a nord est, che fu aggiunta fra parentesi alle quattro regioni a statuto speciale già stabilite. Tutto si decise il 27 giugno 1947. Provvidenzialmente l’onorevole Pecorari, triestino, presentò un odg per il riconoscimento della regione “Giulio-friulana e Zara”. Gli fu fatto osservare che la proposta era inammissibile perché era già stato firmato il trattato di pace (Parigi, 10 febbraio 1947). E allora Tessitori propose un odg che escludeva le parole “e Zara”. Pecorari ritirò il suo odg e l’assemblea approvò quello di Tessitori. Un capolavoro parlamentare che impedì al Friuli di finire nel Veneto a statuto ordinario. 

Riconoscere una regione sulla carta costituzionale è essenziale, ma il movimento voleva sapere e proporre quale e quanta autonomia avrebbe avuto la Regione e si dedicò alla formulazione dello Statuto. Anziché suscitare soddisfazione, in Friuli il voto del 27 giugno provocò una levata di scudi di tutte le forze di destra (compresi i poteri occulti che fecero esplodere una bomba davanti alla casa di Tessitori sul viale Venezia), la decisa opposizione delle forze di sinistra (a partire dal Pci inspiegabilmente contrario all’autonomia del Friuli) e, in sede parlamentare, la votazione della decima norma transitoria che congelò la Regione per 15 anni. 

Dai contenuti della pubblicazione “Opinioni personali” si svilupperà il dibattito in calendario per lunedì 30 gennaio alle 17 a palazzo Belgrado. Dopo i saluti del presidente Fontanini, spazio agli interventi del professor Gianfranco D’Aronco (decano degli autonomisti friulani), Mario Toros e Giorgio Santuz (già ministri della Repubblica), Roberto Dominici (già assessore della Regione Fvg) e William Cisilino, direttore dell’Arlef. Modera il giornalista Michele Meloni Tessitori. 
 


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