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"Cercivento", la storia degli alpini friulani fucilati in scena al Giovanni da Udine

A seguito dell'Ordinanza del Ministero della Salute, lo spettacolo è stato spostato a giovedì 12 marzo (sempre alle 19.30 e alle 21.30). I biglietti già acquistati sono validi per la nuova data

"Cercivento", nella sua nuova edizione firmata da Riccardo Maranzana e Massimo Somaglino, debutterà in prima nazionale al Teatro Nuovo Giovanni da Udine martedì 25 febbraio 2020. Atto unico creato nel 2003, lo spettacolo è stato ideato a partire dal testo di Carlo Tolazzi, "Prima che sia giorno", vincitore nel 2002 del Premio Culturale "Renato Appi" di Cordenons.

Il tragico episodio

La prima edizione dello spettacolo, prodotta da Teatro Club Udine e presentata al Mittelfest fu un successo, e contribuì a richiamare l'attenzione su un tragico episodio della Grande Guerra qui in regione, e in particolare a Cercivento, comune della Carnia. Per questa seconda edizione, Massimo Somaglino e il Teatro dell'Elfo di Milano hanno voluto ridare voce agli alpini fucilati nel 1916, contribuendo, così, alla battaglia per la loro riabilitazione. "Si tratta di una delle pagine nere della Grande Guerra – dichiara Luciano Santin, storico e giornalista –. Durante questo terribile episodio, non ci si preoccupò di analizzare le diverse responsabilità, ma la cosa importante era spargere terrore fra i commilitoni, i quali furono concordi nel ritenere che i quattro alpini fucilati furono puniti per antipatia personale".

Nuovo cast

Il nuovo allestimento rispetta quello della prima edizione dello spettacolo; una novità introdotta dal regista, però, riguarda il cast: il ruolo dei protagonisti è stato affidato ad Alessandro Maione e a Filippo Quezel, due giovani talenti. I due rappresenteranno i soldati della truppa, alpini della Grande Guerra, rinchiusi nella sagrestia di una chiesa riconvertita in prigione, incriminati sotto accusa di insubordinazione agli ordini e di sottintesa combutta con il nemico. I due soldati sono sospesi nell'attesa del proprio destino, che di lì ad un'ora sarà di morte. "I due attori raccontano persone vere – ricorda il regista Somaglino –, e tutti assieme raccontiamo una storia vera e precisa, per consegnarla alla nuove generazioni, che, su questa verità, possano costruire un futuro migliore".

L'importanza del ricordo

La storia di Cercivento giunge fino ai giorni nostri anche "grazie alla lunga e tenace volontà del popolo di tenere vivo l'accaduto, soprattutto in occasione del Centenario della Grande Guerra. Il caso non si chiuderà finché non sarà fatta giustizia, vera", continua Santin. E il tragico episodio di Cercivento è diventato anche una proposta di legge. "Abbiamo la possibilità di riparlare di una tragedia in una tragedia", dichiara Tatjana Rojc, Senatrice della Repubblica e prima firmataria del DDL 991. La proposta di legge, oltre a questi quattro giovani alpini fucilati, "riguarda tutti i 750 soldati italiani morti ingiustamente e ai quali bisogna restituire memoria, anche in virtù dell'articolo 27 della Costituzione Italiana: la pena di morte non è concessa in nessun caso". Il disegno di legge, negli anni, ha subito vari rallentamenti, "spero di porter portare a termine questo disegno, e che non si areni come è già successo in passato", continua Rojc.

La storia fuori regione

"Portare il nome del comune di Cercivento fuori regione dimostra come questi ragazzi siano degni di essere ricordati come Alpini e come caduti di guerra", dichiara Luca Boschetti, consigliere regionale ed ex sindaco del comune. "Questi quattro ragazzi rappresentano tutti gli altri soldati fucilati ingiustamente durante la guerra". Anche il sindaco di Udine, Pietro Fontanini, si trova concorde, dichiarando come "questi ragazzi vanno riabilitati, perché non hanno sbagliato niente, anzi, hanno salvato delle vite. Questo spettacolo fa onore a questa storia che deve essere conosciuta da tutti". "Il teatro è la rappresentazione della vita – ricorda l'assessore alla cultura Tiziana Gibelli –. Gli spettacoli riescono a riaccendere i riflettori su diverse storie".

Il fatto storico

La decimazione di Cercivento è un episodio della Grande Guerra divenuto famoso per le conseguenze burocratiche prolungatesi fino ai giorni nostri. All'alba del primo luglio 1916, dietro il cimitero di Cercivento, in Carnia, quattro alpini vennero fucilati dopo un processo per direttissima convocato dal comandante della 26esima Divisione Alpina operante in Carnia, Generale Salazar. I giustiziati erano friulani: Giovanni Battista Coradazzi di Forni di Sopra, Angelo Massaro di Maniago, Basilio Matiz di Timau e Silvio Ortis di Paluzza. Inoltre, si decretò decine di anni di reclusione per gli alpini della 109esima compagnia del battaglione "Monte Arvenis".

L'accusa era di rivolta in presenza del nemico. In sostanza, la 109esima compagnia si rifiutò, la sera del 24 giugno 1916, di intraprendere un'azione ordinata e predisposta dal capitano comandante per conquistare la cime est della Creta di Collinetta. Il rifiuto fu dichiarato in quanto molti dei militari, indigeni e perciò molto esperti di quelle montagne, avevano giudicato praticamente suicida l'azione proposta e avevano suggerito delle alternative. Il comandante, però, portò tutto il battaglione davanti al Corte Marziale. Due ore dopo la sentenza, avvenne la fucilazione. Alla popolazione di Cercivento fu impedito di accedere al luogo. Inoltre, ci vollero due scariche del plotone di carabinieri e il colpo di grazia per finire tutti i condannati a morte.

I nomi dei quattro non compaiono su nessun elenco e in nessun sacrario, ma il recupero fortuito di alcune carte processuali e l'ostinazione dimostrata da parenti delle vittime e ricercatori, hanno messo in moto un vero e proprio movimento per ottenere la riabilitazione dei quattro. A Cercivento è sorto, proprio sul luogo della fucilazione, un cippo che ricorda nomi e circostanze. La battaglia burocratica per la riabilitazione non ha finora portato a risultati tangibili.

(Fotografia Giulia Agostini)


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